13 ottobre 2024 - VII Domenica dopo il Martirio

Omelie festive

Matteo 13,24-43


1. Come Dio vince il male?

Conquistiamo anche noi lo sguardo di Dio, che non si posa mai per prima cosa
sul male o sul peccato di una persona, ma privilegia il bene.
Quel campo seminato di buon seme e assediato dalle erbacce è il nostro cuore.
I servi vogliono sradicare la zizzania, il padrone non vuole strappare anche il buon grano!
L'uomo violento che è in noi dice: strappa subito da te ciò che è immaturo, sbagliato, puerile, cattivo.
Invece il Signore dice: abbi pazienza, non agire con violenza,
perché il tuo spirito è capace di grandi cose solo se ha grandi valori.
Quanti difetti sono riuscito a sradicare in tutti questi anni? Neppure uno.
La via è un'altra: mettersi sulla strada di come agisce Dio.
Per vincere la notte Dio accende il mattino, per far fiorire la steppa sterile semina milioni di semi,
per sollevare la pasta immobile immette un pizzico di lievito.
Questa è l'attività solare, positiva, vitale da esercitare verso noi stessi:
non preoccupiamoci prima di tutto della zizzania, delle debolezze, dei difetti,
nessuno è senza zizzania nel cuore; ma preoccupiamoci di coltivare una venerazione profonda
per tutte le forze che Dio ci consegna, forze di bontà, di generosità, di bellezza, di libertà.
Se erompano in tutta la loro forza, bellezza e potenza, vedremo le tenebre scomparire.

2. Favorire la maturazione del buon seme

Noi dobbiamo conquistare lo sguardo di Dio: una spiga di buon grano
conta più di tutta la zizzania del campo, il bene conta più del male; la luce è più forte del buio.
Addirittura la spiga futura, il bene possibile domani è più importante del peccato di ieri.
Il male di una vita non revoca il bene compiuto, non lo annulla, è invece il bene che revoca il male.
La nostra strategia è coprire il male di bene, soffocarlo di bontà, di generosità, di coraggio, di canto,
di luce. Ed è il bene, quel pezzetto di Dio in noi, che dice la verità di una persona.
Il peccato non è rivelatore, mai: nessun uomo, nessuna donna
coincidono con il loro sbaglio o con la zizzania che hanno in cuore.
Tu non sei le tue debolezze, ma le tue maturazioni. Tu non sei creato a immagine del nemico
e della sua notte, ma a immagine del Creatore e del suo giorno.
Allora il nostro vero lavoro religioso è portare a maturazione il buon seme,
i talenti, i germi divini che Dio immette in noi con la fiducia del buon seminatore.
E far maturare tenacemente, come il grano che matura nel sole, coloro che Dio ci ha affidato.
Tu pensa al buon grano, ama i tuoi germi di vita, custodisci ogni germoglio,
sii indulgente con tutte le creature, e anche con te. E tutto il tuo essere fiorirà nella luce.

3. Ci è dato tempo per cambiare

Analizzando bene questa parabola, ci viene come un senso di fastidio e di rifiuto.
Ci chiediamo: 'C’è il male in mezzo a noi e dobbiamo lasciarlo crescere?'
I nostri tempi sono diventati tempi di una certa qual ferocia
verso coloro che riteniamo responsabili di danni fatti a noi o alla società.
Spesso vogliamo la punizione delle persone indipendentemente dalla loro colpevolezza provata.
Perciò la tentazione nostra è la stessa dei servi,
ma è anche più dura: bisogna estirpare la zizzania.
Naturalmente questa regola non si deve applicare alle nostre colpe.
Tutto ciò sembra ragionevole, ma il Signore la pensa diversamente.
E chi avrà ragione? Diciamo subito con il dire che se Dio ci punisse
per ogni singolo atto malvagio che noi commettiamo, sparirebbe la libertà.
Domandiamoci: quanto tempo ci abbiamo messo a migliorare? A volte anni, a volte decenni.
Ammettiamolo: avevamo bisogno di tempo! Dio, che è più intelligente e buono di noi, ci dà tempo.
Gesù nel suo vangelo ci ha insegnato come comportarci amorevolmente con chi ha sbagliato. 
 

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