Parole col cuore
«Il più grande spreco nel mondo è la differenza tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare (Ben Herbster)
La Quaresima è l’occasione per intervenire su questo spreco: è il momento non di devote rinunce, ma di scelte coraggiose; è il tempo non di correggere il vecchio ma di costruire il nuovo; è l’opportunità non di ideali laccati, ma di azioni buone. A cosa serve? A cosa mi serve?
È più comodo, più facile, più appagante manipolare situazioni e persone per servirmene a mio comodo e vantaggio. Sta qui anche la radice di ogni guerra, non solo internazionale ma pure casalinga, familiare, sul pianerottolo o al lavoro.
La logica opposta - quella di Gesù - chiede invece una implicazione responsabilizzante: io servo? io faccio qualcosa? o solo mi aspetto e giudico?
Il male “se-duce”, dal latino condurre a sé: si serve. È gestire tutto solo dal proprio punto di vista come assoluto, giudicare la bontà in base a quanto mi viene in tasca, accettare se e solo se corrisponde a quello che voglio io, nel modo che piace a me.
Il bene invece “si dona”, è l’esatto contrario: serve.
“Se non servi, non servi”. Ambedue le posizioni lo dicono, perché la realtà ognuno la vede per come è il suo cuore. Anche il demonio tenta Gesù usando frasi della Bibbia.
“Se non servi, non servi”: è il criterio di una logica cinica di efficacia e efficienza, è il principio della cultura dello scarto, è la filosofia dell’egoismo opportunista: se non MI servi, ti butto via; se non MI servi, non vali nulla.
Se non mi servi come dico io e per quello che dico io, non sento ragioni e ti bombardo con parole che colpiscono come missili
che distruggono sentimenti, storie, progetti. È difficile ammetterlo:
ma siamo tutti dei piccoli dittatori. Pregare per la pace impegna a
“fare” pace io, qui e ora. Aiutare chi soffre nel mondo chiede un esame di coscienza per vedere chi ho fatto soffrire io, quali spazi ho invaso io. Se non c’è pace nel piccolo, non ci sarà mai pace nel grande.
“Se non servi, non servi” diventa criterio evangelico se è voce
del verbo “servire” cioè offrire e offrirsi, come Gesù.
TU servi quando porgi qualità, bellezza, raffinatezza,
servi quando distribuisci tenerezza, premura, gentilezza,
servi quando curi il dialogo e la comprensione,
servi quando stai attento a provvedere a bisogni e necessità,
servi quando fai gustare il buono,
servi quando ricerchi la verità e favorisci il meglio,
servi quando riordini il passato e spolveri il presente,
servi quando apparecchi il “qui e ora” e custodisci il futuro.