Superare se stessi

Parole col cuore

Parole col cuore


Più che sorpassare gli altri, l’importante è superare se stessi. Noi siamo sempre troppo sbilanciati a fare confronti e giudizi, proprio come fa il fariseo nella parabola del Vangelo.
La riprova è che pensiamo subito male anche di lui. Eppure se guardiamo a ciò che fa dovremmo arrossire: prega, digiuna, fa la carità. E con costanza. Noi no. Ma la sua preghiera non arriva a Dio.
Qualcosa fa corto circuito. È chiuso su di sé e tutto ruota attorno al suo “io, io, io”. Il pubblicano invece, dall’ombra sua fragilità, balbetta un “tu”. Il contrario di “io, io, io” è “tu, tu, tu”. È il suono del telefono, è la volontà di porsi in ascolto e mettersi in discussione. Entrambi partono dallo stesso punto: una convinzione errata. Il fariseo crede di essere a posto, il pubblicano di valere poco.
Poi però affrontano la realtà in due modi opposti. Il fariseo punta il dito, il pubblicano tende la mano. Il primo vuole primeggiare, il secondo vuole migliorare. Uno critica gli altri, l'altro esamina se stesso. Il fariseo è bloccato nel presente, l'altro cerca il futuro.
Formalità contro spontaneità, esteriorità contro interiorità, legalismo contro implicazione, apparenza contro cuore.
Ma io come posso fare questo passaggio? Come posso smettere di farmi paranoie per sorpassare gli altri, con mille confronti invidiosi, e imparare a superare me stesso?
La canzone “Sei tu” di Fabrizio Moro potrebbe essere quello che il pubblicano ha detto a Dio. Potrebbe essere la nostra preghiera per liberarci dall’ipocrisia farisaica che ci rende giudici supponenti. Come potrebbe essere quello che Dio risponde a noi per aprirci nuove prospettive, se la nostra invocazione buca le nostre gabbie e arriva al cielo.
Canta così: “Sei tu che dai origine a quello che penso… Sei tu la distanza compresa fra me e l’Universo… Sei tu il motivo per cui la mia vita è cambiata… Sei tu che hai visto i miei sbagli ma non l’hai giudicata. Sei tu la cosa più bella che ho sempre difeso e hai sconfitto i miei dubbi quando io mi ero arreso. Sei tu la distanza fra un uomo che ha vinto e un uomo sconfitto. Sei tu che attraversi il mio ossigeno quando mi tocchi. Sei tu il mondo che passa attraverso i miei occhi”. “Sei tu…”. Mi chiedo: io a chi potrei dire tutto questo? Lo potrei dire a Dio? Lo potrei dire a chi ho accanto? E Dio e gli altri lo potrebbero dire di me?
Io, io, io… o tu, tu, tu? “Sei tu” che devi decidere dove ti poni. Il Vangelo ci insegna lo sguardo rasserenante e liberante dell’imparare a guardare a noi stessi come ci guarda un Dio.
Chi lavora sull’umiltà dell’aprirsi a un tu, torna a casa esaltato. Chi ha la coda di paglia invece vede accendini in mano a tutti. Più che sorpassare gli altri, l’importante è superare se stessi.
 

Esci Home