Matteo 14, 13-21
1. Portare le persone a Gesù
È la quarta domenica in cui la liturgia della Parola
manifesta (Epifania) Gesù, come il Messia atteso dal popolo.
Anche qui abbiamo, come per la manna e le quaglie (prima lettura),
la presenza divina che sfama la gente, a partire da semplici elementi: pesci e pane.
Ciò che viene chiaramente sottolineato e che basta portarli da Gesù,
ed egli è capace di renderli potenza di Dio per l’umanità.
E’ questo il nostro compito oggi: portare le persone con le loro fragilità, i loro bisogni di senso,
i loro dubbi, ad incontrare il Signore Gesù.
Per questo occorre, a partire dalla celebrazione eucaristica,
lasciare che lo Spirito Santo ci doni coraggio creativo e generativo:
intuizioni, pensieri, riflessioni e azioni, affinché diventiamo buoni tramiti di Lui,
il Signore risorto, che solo sazia la fame e la sete del cuore umano.
2. Comunione - partecipazione - missione
La situazione della Chiesa oggi è sotto gli occhi di tutti:
sta cadendo la convenzione, il costume religioso presso la nostra gente.
La secolarizzazione avanza,
la pandemia ha ‘decimato’ la pratica religiosa e la formazione catechistica,
senza peraltro smorzare lo slancio di carità delle nostre comunità.
E’ questa un’occasione per rivedere in chiave missionaria, nello spirito del Sinodo scorso,
(come far incontrare Gesù, come esserne tramiti)
il nostro approccio a tutti quei battezzati che abbiamo anche in famiglia,
ma hanno dismesso il contatto oggettivo con i sacramenti e la vita di comunità.
Siamo una minoranza, certo, ma vogliamo essere minoranza creativa e non arresa,
facendo della situazione oggettiva della Chiesa,
un’occasione di rilancio e non di illusoria riconquista.
3. E' condividendo che si moltiplica
Il miracolo insegna che più si condivide e più le cose si moltiplicano. L'unione fa la forza.
Condividi quello che hai, quello che sei, quello che conosci e tutto si moltiplicherà.
Se ci si mette insieme i miracoli s'avverano. Se ognuno fa la sua parte l'impossibile diventa possibile.
"Essere credenti significa assumere l'impossibile come possibile" (Balducci).
Mentre la società tende a dividerci sempre più, a privatizzarci, a singolarizzarci,
noi dobbiamo metterci insieme, aiutarci, condividere, offrire ciascuno ciò che può dare...
Le grandi rivoluzioni dell'umanità partirono da singole persone che misero in circolo le loro forze.
Isolati siamo solo delle pedine, facilmente gestibili e mangiabili dalle "dame".
Ciascuno metta il suo voto, i suoi cinque pani e due pesci, ciascuno faccia la sua parte e vedremo.
La società, dividendoci, ci fa sentire deboli. Uniamoci e avremo una forza irresistibile.
Non è vero che non siamo forti. Quando invece siamo divisi, non siamo nessuno.
Una storia africana racconta che un vecchio morente chiama la sua famiglia al suo capezzale.
Dà un bastone corto e robusto a ciascuno dei numerosi figli, mogli e parenti.
"Rompete il bastone", dice loro. Con un po' di fatica tutti riescono a spezzarlo a metà.
"Ecco come vanno le cose quando un uomo è da solo, senza nessuno: è facile spezzarlo".
Poi il vecchio dà un altro bastone a tutti i famigliari:
"Ecco come vorrei che viveste dopo la mia morte.
Riunite insieme due o tre bastoni e provate a spezzare a metà il fascio".
Nessuno riesce a spezzare i bastoni riuniti. Il vecchio sorride:
"Quando siamo insieme non ci possono spezzare".
Le cose spesso non sono impossibili, sono solo faticose,
perché ti costringono a faticare, a cambiare, a rivoluzionare la tua vita... Ma poi appagano!