Santo Stefano, un patrono impegnativo

APPIANO GENTILE

Omelia del Vicario Episcopale


Anzitutto ringrazio preti e diaconi della vostra Comunità Pastorale. Vivo con gratitudine questo momento eccezionale e bellissimo. E provo a salutare i cristiani cattolici di vari paesi del mondo in varie lingue: buon giorno, good morning, bonjour, guten morgendzien, dobry, shubh prabhaat, dobryy ranok, buen dia, bom dia, subha udaesanak... La prima cosa che voi mi presentate oggi è il lieto e difficile cammino di comporre una comunità con molte provenienze e diverse tradizioni religiose. Nel futuro della Comunità Pastorale (e voi oggi qui lo annunciate) impareremo sempre di più a valorizzare le varie espressioni, la ricchezza della fede di tutti, in modo da comporre una comunità nuova.
Commentando la parola di Dio, sottolineo tre doni che ci fa S. Stefano e uno dell’autore degli Atti.
1. Stefano ha una grande confidenza con la parola di Dio e la Scrittura. Sa leggere le grandi coordinate della parola di Dio e trovare il senso che lega i vari episodi, a partire dalla domanda: che cosa sta facendo il Signore? Lui è fedele alla tradizione (attento al passato), ma le nuove frontiere lo provocano ad interrogare la parola di Dio. Così giunge pronto al momento supremo.
Anche noi dobbiamo ritrovare la familiarità e la confidenza con la parola del Signore. Che bello quando una persona o un gruppo chiede di leggere le scritture perché la Parola diventi familiare per la vita. Così si impara a capire: come va interpretata? Anche questi nuovi arrivi, come possiamo comprenderli, le nuove frontiere davanti a noi come sono da intendere?
2. Stefano ha un ‘intuizione fondamentale su Gesù: ne coglie l’importanza in riferimento a tutto il piano di Dio, che va riletto nella sua luce. E' come se avesse colto il senso di una lunga attesa, ma è ora qui che si realizza il piano di Dio: lui è il Signore, il figlio di Dio.
Ma questo crea subito contrasto, quindi è come un elemento nuovo dentro una situazione tradizionale dirompente. Ogni volta che si ritrova il volto del Signore bisogna pensare che tanti otri vecchi si rompono e ciò costa fatica, comporta anche disagi.
3. Stefano, contemplando la centralità di Gesù, trova il suo posto nel piano di Dio. Il card Martini ci insegnava 3 diaconie in Stefano: è scelto con altri 6 diaconi e chiamato a sopperire alle esigenze nuove della comunità: la diaconia della carità è unita a quella della parola e della vita, simbolicamente rappresentata dalla consumazione totale del 'pallone' ('faro').
Questa è pure la nostra vocazione: tutti noi dovremmo familiarizzare con la parola, arrivare a cogliere la novità del Signore accettando che tutta la nostra vita si trasformi e ritrovare il cammino della nostra vita che segue Cristo in modo diverso.
4. Quando Stefano muore, si teme che la vita della Chiesa si fermi... c'è chi dice che non c’è più futuro. E' la malattia che accompagna le nostre comunità, specie le persone di una certa età, che lamentano l'assenza dei giovani e la scarsità dei collaboratori…. Ma così le nostre comunità restano come bloccate. L'autore degli Atti invece ci dice che la vita di Stefano è feconda; meravigliosamente si apre un'altra strada. La gente senza nome, i laici, vanno per le strade a seguito della persecuzione ad annunciare la parola. Il Signore ridesta continuamente la vita della chiesa. E' un segnale di fiducia importante per una comunità che celebra il suo patrono. Noi facciamo la nostra parte, il Signore farà inevitabilmente e sempre con fedeltà la sua.
Oggi i diaconi, che sono il futuro della chiesa, insieme ai ministeri, ci dicono che ci saranno tante altre chiamate a servire la Chiesa e il servizio dei preti si potrà arricchire di altre e diverse collaborazioni.

mons. Franco Gallivanone

 

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