Omelia del Vicario Episcopale
Anzitutto ringrazio preti e diaconi della vostra Comunità Pastorale. Vivo con gratitudine questo momento eccezionale e bellissimo. E provo a salutare i cristiani cattolici di vari paesi del mondo in varie lingue: buon giorno, good morning, bonjour, guten morgendzien, dobry, shubh prabhaat, dobryy ranok, buen dia, bom dia, subha udaesanak... La prima cosa che voi mi presentate oggi è il lieto e difficile cammino di comporre una comunità con molte provenienze e diverse tradizioni religiose. Nel futuro della Comunità Pastorale (e voi oggi qui lo annunciate) impareremo sempre di più a valorizzare le varie espressioni, la ricchezza della fede di tutti, in modo da comporre una comunità nuova.
Commentando la parola di Dio, sottolineo tre doni che ci fa S. Stefano e uno dell’autore degli Atti.
Anche noi dobbiamo ritrovare la familiarità e la confidenza con la parola del Signore. Che bello quando una persona o un gruppo chiede di leggere le scritture perché la Parola diventi familiare per la vita. Così si impara a capire: come va interpretata? Anche questi nuovi arrivi, come possiamo comprenderli, le nuove frontiere davanti a noi come sono da intendere?
Ma questo crea subito contrasto, quindi è come un elemento nuovo dentro una situazione tradizionale dirompente. Ogni volta che si ritrova il volto del Signore bisogna pensare che tanti otri vecchi si rompono e ciò costa fatica, comporta anche disagi.
Questa è pure la nostra vocazione: tutti noi dovremmo familiarizzare con la parola, arrivare a cogliere la novità del Signore accettando che tutta la nostra vita si trasformi e ritrovare il cammino della nostra vita che segue Cristo in modo diverso.
Oggi i diaconi, che sono il futuro della chiesa, insieme ai ministeri, ci dicono che ci saranno tante altre chiamate a servire la Chiesa e il servizio dei preti si potrà arricchire di altre e diverse collaborazioni.