Parole col cuore
Gesù a Natale sta zitto, non parla, non fa nulla. Sorride. E' quello che sa fare e può fare un neonato. Eppure basta avvicinarsi alla sua culla e trovi che è lui, il festeggiato (per di più dimenticato) che fa un regalo a te: ha pensato a “un presente” per te.
E' un dono - a differenza degli altri - fatto per essere riciclato e passato da te ad altri: come dialogo a chi vive accanto, come grazie a chi ti sopporta, come condivisione all’amico, come attenzione al collega, come buon esempio ai bambini, come premura agli anziani, come perdono al nemico, come tolleranza all’avversario, come comprensione a tutti, come apprezzamento a te stesso.
Il sorriso del Dio bambino ti dà un “presente” che diventa tenerezza per il passato e speranza per il futuro. Madre Teresa rifletteva: Natale è ogni volta che sorridi a qualcuno e gli tendi la mano, che rimani in silenzio per ascoltare, che giri la schiena ai giudizi e dai spazio ai fatti, che speri e lotti con chi fa fatica, che riconosci con umiltà i tuoi limiti e difetti, che permetti a Dio di amare qualcuno attraverso te.
C’è chi questo stile di Gesù l'ha fatto diventare vita, come Nicola. Saputo che un padre voleva far prostituire le figlie perché caduto in fallimento, di nascosto, fece trovare tre sacchetti di monete d’oro sulla finestra della camera delle ragazze, perché potessero costruirsi una vita liberata, amata e potessero sposarsi.
Nicola, il Vescovo della città, aveva salvato le tre ragazze trasformando il Natale di Gesù in un impegno concreto che faceva “venire alla luce”. Per il suo cuore così grande fu ritenuto santo, “San Nicolaus” e nel 1800 divenne famoso in tutto il mondo con una poesia di Clarke Moore dove diventò per la sua generosità “Santa Claus”, Babbo Natale.
Questo suo valore, insieme alla sua barba bianca, fu preso da una grande marca nel 1931 per la campagna pubblicitaria natalizia, ma lo scomodo mantello di velluto rosso del Vescovo fu accorciato in giacca, il cappello a punta (la mitria) venne rammollito e ci fu attaccato un divertente pon pon, infine al posto della veste erano più comodi i pantaloni. Restava il gesto del dono (un “sacco” di generosità) ma che lo avesse ispirato la nascita di Gesù non c’era traccia.
Il Natale è stato scippato a Gesù! E ritorna indietro ridotto a auguri sdolcinati. Caro Gesù, non c’è posto per te, il mondo è freddo, buio, disordinato. Una stalla, insomma. E per di più a volte puzza. Ma… a pensarci bene… è proprio come a Betlemme: la stalla, la puzza, gli animali, il buio, il freddo… Allora puoi nascere ancora,
anche qui!
Ci basta anche solo che tu nasca perché l’uomo impari a essere più umano. Questo è il 'presente' di cui abbiamo bisogno.