Marco 13,1-27
1. Le tre venute di Cristo
Per spiegare il tempo liturgico dell’Avvento, è illuminante quanto scriveva nel 1100 un grande monaco,
San Bernardo di Chiaravalle, nei suoi discorsi: “Conosciamo una triplice venuta del Signore.
Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifeste.
Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini,
quando - come egli stesso afferma - lo videro e lo odiarono.
Nell'ultima venuta "ogni uomo vedrà la salvezza di Dio" (Lc 3,6)
e vedranno colui che trafissero (cfr. Gv 19,37).
Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi,
e le loro anime ne sono salvate.
Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne,
in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito,
nell'ultima verrà nella maestà della gloria.
Quindi questa venuta intermedia è una via che unisce la prima all'ultima”
2. Non “la fine”, ma “il fine”
La prima lettura (Isaia 24,16b-23), con toni e termini apocalittici, riassume tutto lo sdegno di Dio
e degli uomini stanchi di continue vessazioni, prepotenze, corruzione dei potenti,
decretando da una parte la necessita di combattere queste forme aberranti del vivere,
dall’altra la loro fine alla venuta del Signore.
Nella seconda lettura (1Cor 15,22-28), Paolo articola la filiera di tutti gli avvenimenti
che caratterizzeranno il primato finale di Dio sul mondo.
Marco (13,1-27) ci invita a ricordare che le cose passano e in esse passiamo anche noi.
A Gesù non interessa tanto dire quando e dove il mondo avrà fine,
quanto attestare che il mondo ha un fine: l’incontro con lui, lo Sposo.
3. Occorre resistere, o meglio perseverare
Anche qui, pur dominando, a tratti, il linguaggio apocalittico,
appaiono preziosi i moniti del Signore
a non lasciarci ingannare dai falsi profeti che promettono salute e salvezza a buon mercato,
a non spaventarci né di fronte agli sconvolgimenti naturali,
né di fronte all’arroganza dei potenti.
Lo Spirito Santo ci darà forza per resistere, o meglio, per perseverare sino alla fine.
Noi discepoli del Signore siamo chiamati ad attraversare il tempo nella perseveranza.
Quattro perseveranze costituiscono lo specifico dei cristiani nel mondo:
• perseveranza nella fedeltà al magistero degli apostoli,
perché «contiene tutta la verità che salva»;
certo, per mantenersi fedeli ad esso occorre documentarsi e conoscerlo.
• perseveranza nella comunione fraterna.
Il Covid-19 ci ha strappato tanti momenti di condivisione e di conoscenza;
è tempo di cercare, con genio creativo, forme nuove e sostenibili in questo tempo;
• perseveranza nell’Eucarestia,
che realizza visibilmente la presenza di Cristo tra noi
e genera una comunità che annuncia il Regno,
anche facendosi prossima ad ogni umana fragilità;
• perseveranza nella preghiera,
“per ringraziare della salvezza che li ha raggiunti,
perché con obbedienza accettino il loro posto nel piano della salvezza
e perché siano veri e fedeli testimoni”.