Parole col cuore
Un tale, preparata una grigliata, mandò la sorella a chiamare gli amici. Scesa in strada, gridava: “Aiuto! Al fuoco!”. Alle urla alcuni, visto il fumo, corsero subito. Altri dissero di non aver udito nulla. Quelli che accorsero trovarono un banchetto pronto.
Il fratello domandò: “Ma chi hai invitato? Dove sono i vicini che dovevi chiamare?”. Rispose: “Questi sono amici, perché sono usciti da casa solo per aiutarci”.
Beati loro che danno priorità alla premura rispetto ai loro comodi o impegni pur di vincere il male. I Vangeli uniscono la chiamata all’amore, alla vita piena, alla felicità e alla beatitudine,
La beatitudine è una felicità “senza oggetto”: è una serenità interiore non condizionata da risultati, che non può essere portata via. È alleggerimento, sobrietà, distacco, perché ci si sente realizzati. Ciò non esclude le lacrime, ma le trasforma in collirio.
Beatitudine non è “bella vita”, ma vita bella. La società di oggi invece dichiara il suo star bene senza madri (beato chi si è fatto da solo), senza padri (beato chi non ha regole), senza fratelli (beato chi non dipende da nessuno). Ma così, orfani di padri (valori) e di madri (tenerezza), gli altri ci paiono clienti, concorrenti o avversari.
Beatitudine è gustare la preziosità della “vita bella” e celebrare insieme santi da nicchia e casalinghi (i morti); è pensare che “l’al di là” ci fa prendere sul serio “l’al di qua”.
È il contrario del senso originario di Halloween, dove i morti risucchiano la vita degli uomini e allora ci si maschera da zombie per paura e scappare per non essere divorati. Anche il “dolcetto o scherzetto” serve in realtà ai morti per capire chi è umano e può mangiare, quindi lo “scherzetto” è il portare via la vita.
Invece che All Hallows’ Eve (la notte degli spiriti) per chi si lascia illuminare dall’alba tenue della risurrezione è All Saints' Day: andiamo incontro ai nostri morti, li preghiamo perché 'dire ti amo a una persona significa prometterle: tu non morirai mai!' (Gabriel Marcel).
Amore per qualcuno viene dal latino 'a-mors' = senza morte, che vince la morte. “La terra ti sia lieve”: un saluto laico opposto al “riposi in pace”. In realtà è un detto latino (“sit tibi terra levis”), che rimanda alla sepoltura (il peso della terra buttata sulla bara).
Un gesto che in noi lascia un senso di angoscia, mentre si augura al defunto che la sua anima non sia sotto quella terra, bloccata negli inferi, ma libera e liberata.
Tutto dipende dalle scelte di ciascuno: quando sei nato tu solo piangevi e tutti sorridevano; nella tua morte, se hai vissuto una “vita bella”, tu solo sorriderai e gli altri piangeranno. Beato te! Perché questo amore non morirà mai, ma risorgerà.