Luca 9, 18-22
1. La domanda più importante
Erano di solito gli uomini che si interrogavano su Gesù e lo interrogavano.
Ora è Gesù stesso che fa le domande, anzi la domanda: chiede di sé. Ed esige la risposta.
Il nodo centrale del brano è la dichiarazione di Pietro alla richiesta di Cristo:
si passa da un messianismo glorioso
a quello del Servo sofferente di Dio che si consegna al Padre.
E' il mistero della croce che fa da discriminante nella fede in Gesù.
E' lo scandalo che esige conversione profonda e continua.
La fede e la sequela di Cristo si decidono sulla strettoia della croce.
2. Una risposta per tutti
Il discepolo non mette in questione Gesù, ma si lascia mettere in questione da lui.
La domanda è rivolta ai "voi", ai discepoli nettamente distinti dalla folla.
Di conseguenza, la risposta di Pietro è a nome di tutti: egli esprime la fede della Chiesa.
Nel vangelo di Luca la funzione di Pietro è assai evidenziata.
La sua risposta riconosce in Gesù il Cristo, il Messia atteso,
colui che deve venire secondo la promessa di Dio (Lc 23, 35).
Ma Dio esaudisce la sua promessa, non i nostri desideri.
Per questo Gesù, il Cristo di Dio,
deluderà le attese messianiche dell'uomo (Lc 23,35-39; 24,21).
E' il Cristo che viene da Dio e torna a Dio portando con sé anche noi.
Questa opera di Cristo, che è la salvezza, compie ciò che noi non osavamo sperare
in un modo che non sapevamo pensare.
Sinceramente ognuno di noi avrebbe fatto un progetto diverso da quello di Dio per salvare il mondo
e, in buona fede, lo avrebbe ritenuto più intelligente, migliore e più spiccio
di quello escogitato dalla sapienza del Padre (cfr 1Cor 1,18-25).
3. La via obbligata della croce
Il problema non è tanto il riconoscere che Gesù è il Cristo di Dio,
ma "come" è il Cristo di Dio.
Gesù non è il Cristo dell'attesa umana, ma il Figlio dell'uomo
che affronta il cammino del Servo sofferente di Dio: è la prima autorivelazione piena di Gesù,
il nocciolo della fede cristiana, il suo mistero di morte e di risurrezione redentrice.
Il "bisogna" indica il compimento della volontà di Dio rivelata nella Scrittura.
Tale volontà nasce dalla sua essenza, che è il suo amore riversato su di noi peccatori.
Dio "deve" morire in croce per noi peccatori,
perché ci ama e noi siamo sulla croce.
Il mistero di Gesù è la sofferenza del Servo di Dio che ama il Padre e i fratelli.
La croce è il nostro male che lui si addossa perché ci ama: è il suo perdersi per salvarci.
La sua sofferenza è prodotta da tutte le forme del male
che abbiamo escogitato per salvarci: l'avere, il potere e il sapere
o, in altri termini, la ricchezza, la vanagloria e la superbia.
Per questo il potere rifiuta Gesù e poi lo uccide.
Ma l'ultima parola non è "morte", ma "risurrezione".
Questo volto di Gesù, il Figlio obbediente di cui qui sono tracciati i lineamenti netti e duri,
sarà presentato sempre più chiaramente in tutta la seconda parte del vangelo di Luca.