Parole col cuore
Gesù nel Vangelo ci provoca a “sederci”: lo ripete due volte per situazioni opposte: quando tutto va bene e puoi costruire qualcosa di bello, e quando tutto va male e devi combattere per difenderti. Chi di voi non siede prima a calcolare, a esaminare... ?
Una volta, se volevi scrivere a qualcuno, c'era solo la lettera. Per scrivere dovevi sederti. Poi servivano: carta, penna e pensieri.
Primo la carta. Da scegliere, senza sciupare. Per messaggi di affetto non usavi quella a righe o quadretti (era per la brutta), che finiva poi accartocciata nel cestino, se le correzioni erano tante.
C’era poi la penna. Oltre all’attenzione a non sbavare, c’era la premura per la calligrafia. Pensieri e sentimenti erano scritti in un corsivo fluido. Se e quando sbagliavi, usavi con delicatezza la gomma, per non fare buchi.
Terzo elemento erano i pensieri. Li avevi ordinati prima, con frasi a effetto e stando attento a stile e grammatica.
Infine ci voleva un'attesa paziente. Imbucata la busta, dovevi aspettare: per la risposta serviva tempo per prepararla e spedirla.
Oggi tutto questo si riduce a un TVB in stampatello, mentre si cammina di fretta; la risposta arriva subito (un cuore o una faccina), in pochi secondi. Quante discussioni, liti, tensioni, rabbie, rancori, crisi ci risparmieremmo se usassimo la carta al posto dei display?
Quante amicizie o legami ho fatto crollare, perché non mi sono seduto e ho vomitato cascate di messaggini?
Quante guerre ho perso per aver risposto d'istinto a una mail? Sono sempre connesso, uso i social, difendo la tecnologia, ma perdere l’istante di sospensione e la domanda: cosa spero di più?
Recuperiamo la scelta del foglio bello, altrimenti l’orizzonte si accartoccia nella fretta delle urgenze. E la delicatezza della calligrafia dei legami sbavata dallo stampatello maiuscolo di dialoghi abbreviati. Nonché la cura di correggere errori senza fare buchi, con attenzione alla grammatica della nostra vita, al lessico inscialbito dei rapporti, all’analisi logica dei nostri pensieri, striminzita dall’ovvio. Senza carta, penna, idee, assomigliamo alle tre famose scimmiette “non vedo, non sento, non parlo”. Invece sono evolute in “non leggo, non capisco, commento”. Di getto, di botto, all’istante.
L’equilibrio sta nel detto “FESTINA LENTE - affrettati lentamente”. Va di moda il “KNOW-HOW” (= “sapere come”), che indica le competenze, le conoscenze, le abilità, le esperienze per un’ottimale attività. Ma perché non c'è la ricerca parallela del “KNOW-WHY” (= sapere perché)?. Questo richiederebbe... il sedersi.
Chi troppo vuole nulla stringe, la gatta frettolosa fa i gattini ciechi, tuttavia, chi si ferma è perduto, ma chi va piano va sano e va lontano! Prova a scrivere una lettera a te stesso...