Mons. Giovanni Nerbini
«In te Domine Speravi» è il motto scelto dal vescovo di Prato come tratto distintivo del suo nuovo cammino a servizio della Chiesa.
«In te Signore mi sono rifugiato» è l’incipit del salmo 31, ripreso anche come ultima espressione dell’inno Te Deum («In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum»).
Presentandosi alla città e alla diocesi, nella messa di inizio del suo ministero, ha detto nell’omelia: «Tutto quello che sono, le mie esperienze passate, la mia povera umanità, le mie risorse sono per voi ed oggi sento che il Signore mi indica il posto che devo occupare da subito: in mezzo, accanto a voi sacerdoti e fedeli, perché questo cammino sia autentico. Accanto perché la prossimità dice vicinanza, amicizia, possibilità e desiderio di ascolto sincero dell’altro».
È interessante ricordare il saluto con cui è stato accolto dai fedeli, ricordando le peculiarità della diocesi e della città: «Oggi i tempi sono difficili e la precarietà e la mancanza di lavoro ledono la dignità delle persone. Ma la nostra Chiesa ha saputo proporre un’agenda di speranza per Prato, predisposta dall’ufficio di pastorale del lavoro, apprezzata anche da papa Francesco nella sua visita nel 2015. Ci sentiamo di far parte di una Chiesa in uscita e accogliente che si fa voce delle speranze di tutti. Ci impegneremo sempre di più nell’annuncio della parola e nella testimonianza della fede».
Nello stemma di questo Vescovo, che è nato a Figline Valdarno e provenie dalla diocesi di Fiesole, in primo piano è raffigurato l’Agnello Pasquale. L’animale simboleggia l’innocenza e richiama due santi che fanno riferimento al nome del vescovo: Giovanni Battista e Giovanni evangelista.
È simbolo di innocenza e rappresenta l’Agnello dell’Apocalisse che apre i sigilli del libro, indica Gesù Cristo, che rivela la volontà del Padre e quello che il Padre ha rivelato al Figlio e il Figlio lo ha fatto conoscere agli apostoli.
Il libro richiama anche l’insegnamento, che ha segnato in maniera significativa la sua esistenza. Inoltre l’Agnello indica l’arte della lana ed è un chiaro riferimento alla vocazione tessile di Prato, conosciuta come città laniera. Il colore rosso dello sfondo è lo smalto, che indica la virtù della carità.
A sinistra è rappresentato un giglio, il più nobile dei fiori araldici e simbolo mariano per eccellenza. Il colore azzurro indica il cielo ed è un riferimento a «Maria Immacolata», titolo dell’ultima parrocchia dove mons. Nerbini ha svolto il suo ministero, sia alla città di Prato, da secoli città mariana.
A destra c’è una palma, simbolo della vittoria e della pace ma anche del martirio, come quello di San Romolo, patrono di Fiesole, e di Santo Stefano, patrono di Prato. Il fondo argento richiama la luce e le virtù della purezza, innocenza, umiltà, giustizia e temperanza.