Matteo 17,1-9
1. “In disparte su un alto monte”
Si dischiude davanti a noi il mistero della Trasfigurazione del Signore.
Rivelazione anticipata - luminosa e sfolgorante - del mistero della sua Pasqua, che avviene
su un alto monte per tre discepoli di Gesù, alla presenza di Mosè ed Elia che conversavano con lui.
Sul monte ci porta anzitutto la testimonianza di coloro che hanno poi visto con i loro occhi
e udito direttamente la voce di Dio: Pietro scriverà parole precise:
“siamo stati testimoni oculari della sua grandezza” (2Pt 1,16).
Matteo ci ricorda che Gesù “prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse
in disparte su un alto monte”. La Bibbia è affascinata dalle montagne, le alture, luoghi privilegiati,
particolarmente adatti per le grandi rivelazioni del mistero di Dio e della bellezza del Suo volto.
Forse perché il monte più di ogni altro luogo sembra riuscire a toccare il cielo.
Del resto è Dio che privilegia le alture e ama condurre i suoi sempre più in alto.
Gli stessi Aramei - si dice - progettavano di riuscire ad affrontare gli ebrei per vincerli
attirandoli in pianura, perché erano convinti che “il loro Dio è un Dio dei monti” (1 Re 20,23).
E anche Mosè ed Elia, che - dice il Vangelo - “conversavano con Lui”, sono dei montanari.
Mosè sale sul Sinai per accogliere la Legge del Signore; mentre a Elia che si affretta verso l' Horeb
“gli fu detto: ‘Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore'” (1 Re 19.11).
2. “Si trasfigurò davanti a loro”
E stando sul monte, a tutti si dischiude la possibilità di un'esperienza radicale e profonda:
“una nube luminosa li avvolse con la sua ombra".
Capita, infatti, che, camminando per qualche sentiero in alta montagna, di colpo una nube ti avvolga
e continuando sul cammino d'improvviso la luce del sole rispunti più forte e abbagliante che mai.
E' il tempo che cambia attorno a te: è il mistero che mentre avanzi mette in atto una trasfigurazione.
Noi, troppo spesso ossessionati dalla smania di voler cambiare, siamo introdotti al mistero di Colui
che rimanendo sempre Se stesso per noi si trasfigura. Più che cambiare conta anzitutto
lasciare che si sprigioni da dentro di noi la verità più profonda che da sempre ci abita dentro.
Quel giorno anche Gesù fu preso dal desiderio di lasciare
che liberamente il mistero che Si portava dentro si sprigionasse.
Ci sono, infatti, esperienze che ci trasfigurano, come l'incontro con Dio o la scoperta stessa dell'amore.
Resti sempre te stesso, ma il tuo volto trasmette una luce nuova.
Come la pelle del volto di Mosè che emetteva luce mentre scendeva dal Sinai (Es 34,29).
Una trasfigurazione che svela l'identità di Gesù: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12).
Trasfigurazione che potrebbe rivelare anche i nostri tratti più veri.
Quasi Dio ci invitasse, trasfigurandoSi davanti a Suoi, ad avere il coraggio
di sprigionare la verità che ci abita, l'identità più profonda che ci caratterizza.
3. “E' bello per noi stare qui...”
Pietro è affascinato, stupito: “Se vuoi, farò qui tre capanne,una per te, una per Mosè e una per Elia”.
La cosa più bella che un amico può dirmi è proprio questa: sto bene con te.
Perché tu mi comprendi, mi ascolti e così permetti che il miracolo anche in me si dischiuda.
Hai permesso che venisse alla luce la mia parte più vera, il meglio di me, la mia parte più bella.
Il Vangelo viene come una primavera: porta il disgelo nei cuori, risveglia quella parte luminosa,
sorridente, generosa e gioiosa che ci portiamo dentro.
Lo stupore di Pietro ci dice quella che è la nostra vocazione più profonda.
Perché contemplando il Signore, veniamo trasformati in quella stessa immagine.