Parole col cuore
Dio si abbassa perché io possa alzare il mio livello. Si fa piccolo perché io possa accorgermi di essere grande. La spiegazione ce la suggerisce l’albero di Natale, che non è un simbolo laico. Il Presepe nasce con S. Francesco a Greccio, ma l’albero c’era prima come custode del mistero.
Fin dall’antico Egitto l’abete, verde quando le altre piante sono spoglie, era simbolo di resistenza ed era legato a divinità della fecondità.
I primi cristiani presero questa richiesta di speranza ritrovando la vita nuova attesa nella nascita di Gesù, che iniziava una umanità rinnovata.
Un’antica leggenda identificava l’abete con l’albero della vita nel paradiso terrestre, narrando che le foglie diventarono aghi appuntiti, senza frutti, quando Adamo ed Eva colsero il frutto proibito, convinti di fare a meno di Dio.
Gesù ribalta tutto: Dio non può fare a meno dell’uomo. E tutto ricomincia da capo. Il frutto della discordia raffigurato nella mela, che causa vergogna e accusa, diventa pallina rossa che unisce. I rami sterili germogliano nei colori degli addobbi. Gli aghi che fanno male si fanno dolci da cogliere. Il serpente tentatore diventa una striscia d'oro e argento perché il male può diventare lezione preziosa. Il cielo chiuso si apre ai sogni attaccati alla stella. La terra arida è vinta dai regali che meravigliano: ogni premura è scintilla di Dio.
La quotidianità ci rende pungenti, duri, nodosi, come l’abete. E' avvelenata da mele stregate che sono rimorsi, rimpianti, risentimenti, rivendicazioni, rimproveri. E' abitata da serpenti che stritolano con gelosia, invidia, ira, rancore, frustrazione.
La quotidianità ci schiaccia con tanti pesi che chiudono il cielo che sembra non accogliere più invocazioni o imprecazioni. E rende dure le zolle dell’orizzonte con la paura.
Un Dio che si fa bambino ribalta tutto, cambia la prospettiva, fa guardare anche le cose più scontate in modo diverso.
Un Dio che si fa bambino fa cogliere “nuove” opportunità. Non è solo riuscire a vedere quelle che già ci sono, ma è rendersi conto che vali e puoi generare un tuo mondo nuovo.
Un Dio che si fa bambino, bisognoso degli altri, insegna a godersi ogni istante, accorgendosi della forza della tenerezza.
Un Dio che si fa bambino non sa fare niente, sa solo sorridere, ma fa capire che Dio crede in me più di quanto io creda in lui.