Parole col cuore
Sei Tu Colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? Il Profeta, il Messaggero, il Più Grande, dubita e ha dentro qualcosa più forte del dubbio: se non sei Tu, io non mi arrendo, io non abbandono la ricerca, io e i miei restiamo, noi aspetteremo ancora! Giovanni è pronto alla fatica perché ha speranza.
Attendere è l’infinito del verbo amare. Gesù non mostra nessuna sorpresa per i dubbi del profeta. Anzi, ama questa sua voglia di capire di più.
Il dubbio più che rovinare la fede, impedisce la fede ovvia, vieta le risposte superficiali, proibisce di accontentarci e addormentarci. Nella fede c’è sempre tanta luce per camminare e tanta oscurità per dubitare.
I dubbi del Battista non cambiano la stima immensa che Gesù nutre per lui e non diminuiscono la grandezza di questo gigante dello spirito. E così accade anche per me. Dubbi, corteo della mia fede, come per Giobbe, Mosè, il Battista.
L’uomo biblico crede e dubita insieme, perché così può fare ogni uomo. Pietro chiede di camminare sulle acque: lo fa, e il miracolo non gli impedisce di dubitare. Dubita proprio quando è avvolto dal miracolo. Mentre cammina sull’acqua dubita, mentre affonda nell’acqua crede: fede e dubbio, misterioso nodo.
Giovanni dubita e Gesù ribadisce: è il più grande! Pietro dubita e Gesù lo ama, a mano tesa! Questo è consolante per noi. Anche quando dubito Dio continua a volermi bene, la sua stima continua, come prima.
Gesù risponde a Giovanni parlando solo della vita: chiama a raccolta ciechi, storpi, sordi, lebbrosi, morti, poveri. E non bada se virtuosi o canaglie, mendicanti o principi, a tutti si rivolge con la stessa voce solare.
Forse la risposta ha aumentato i dubbi di Giovanni: già gli pareva che Gesù fosse troppo buono: non chiama a giudizio chi zoppica e cade, ma lo sostiene; non condanna col fuoco e con la scure chi non sa ascoltare, ma lo apre; non si scaglia contro la debolezza, ma contro l’ipocrisia dei pii e dei potenti.
Non è questo il Messia che lui aspettava, sembra un debole…, che anziché fare piazza pulita, entra quasi dalla porta di servizio, là dove la vita è minacciata.
Il primo sguardo di Gesù va su chi è in difficoltà o in lacrime. Per tutti i suoi gesti di bontà sono gesti di uno che si china sulle fragilità, sui drammi, sulle impotenze. Il suo segno di riconoscimento è qui, è la passione, non la potenza!