Luca 10,25-37
1. La parabola del “buon” samaritano
Siamo su una strada che ha un grande dislivello, infatti essa congiunge Gerusalemme (800 m s.l.m.)
con Gerico (300 m sotto). E’ una strada infestata da briganti, pericolosa.
Un uomo giace ai bordi della strada ferito, certamente è un ebreo, nemico giurato dei samaritani.
I due religiosi che passano e non si fermano temono di contaminarsi con il sangue del moribondo.
Questo li inabiliterebbe al culto per svariati giorni. E poi c’è il tempo e il denaro
che dovrebbero impiegare per prendersene cura. No non ne vale la pena.
Loro sanno che la santità dipende dall’osservanza dei 613 precetti della legge
(365 negativi e 248 positivi). L’amore al fratello predicato da Lev 19,18
parte dalla cerchia familiare e si arriva al massimo ad un altro ebreo.
Il dottore della legge chiede a Gesù cosa fare per avere la vita eterna, e lui unisce il messaggio
della I lettura: l’amore a Dio con cuore-anima-forze all’amore al prossimo (generico) di Lev 19,18.
Il suo interlocutore fa un’altra domanda: chi è il mio prossimo. Gesù la ribalta: a chi sei prossimo tu?
2. “Samaritano”: termine spregiativo
Certamente non lo sono i religiosi che peccano di indifferenza, ma lo è un samaritano.
Chi sono i samaritani? Nel IV secolo a.C. gli ebrei tornano dall’esilio in Babilonia.
Lo scriba Esdra impone il ripudio delle mogli e figli non ebrei.
Il figlio del sommo sacerdote Eliashib, Manasse, si rifiuta di ripudiare la moglie e si rifugia dal suocero
governatore della Samaria. Per ritorsione scatta la proibizione per i samaritani di andare al tempio
di Gerusalemme. Nasce lo scisma e i samaritani costruiranno sul Garizim un tempio loro.
Gli ebrei definiscono i samaritani “lo stupido popolo che abita in Sichem” (Sir 50).
I fariseri insulteranno Gesù dicendogli “tu sei un samaritano, un indemoniato” (Vangelo di Giov.).
3. La carità sociale e politica
Ecco però che dalla parabola emergono le due forme di prossimità/misericordia che Gesù indica
Anzitutto il gesto istintivo che muove il samaritano per aiutare il malcapitato.
Egli dona il suo tempo, i suoi medicamenti, insomma fa quello che può fare in quel momento.
Ma accorgendosi dei propri limiti affida alla “locanda che accoglie tutti” (una...'chiesa da campo'),
cioè ad un'Istituzione, non però scaricando la persona, pago di una buona azione, ma si affilia
alla locanda, dando denaro e ripromettendosi, al ritorno, di verificare quanto fatto per il ferito.
E’ la dimensione istintiva e istituzionale della compassione, misericordia, fraternità,
che dovrebbe animare tutti noi. Non basta dare soldi e vestiti alla Caritas.
Tu che fai per gli altri? Scrive il Papa in “Fratelli tutti”, l’ultima enciclica sociale:
“l’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri:
la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro” (n. 66).
Solo se siamo capaci di cogliere l’amore di Dio per noi saremo capaci di amare gli altri…
Sono beati gli occhi di coloro che vedono il Samaritano Gesù curvarsi sulla propria esistenza.
Il malcapitato guarisce grazie all’intervento di uno che accoglie tutti.
Il nuovo guarito a sua volta potrà anche lui accogliere e prendersi cura di tutti i feriti della vita.
Il samaritano dell’ora giusta: pratica un intervento dell'ora giusta.
È il pronto soccorso, l'assistenza immediata. Una dimensione da non trascurare
nascondendoci dietro il pretesto che noi non siamo per l’assistenzialismo.
Il samaritano dell’ora dopo: questa è la vera carità politica che ricerca dei progetti globali
di risanamento, che cerca di togliere definitivamente quell'uomo dalla strada.
Il samaritano dell’ora prima: se il samaritano fosse giunto un’ora prima sulla strada
forse l’aggressione non sarebbe stata consumata. la compassione del cuore nell'uomo politico
deve diventare anche compassione del cervello. È necessario che egli ami prevedendo
i bisogni del futuro, intravedendo le urgenze di domani, trovando il sistema per prevenire i danni.
Oggi occorre avere una grande capacità di discernimento e di conversione.