Trasmettere la fede

ANNO DELLA FAMIGLIA AMORIS LAETITIA

Settima scheda di approfondimento dell'Esortazione Apostolica del Papa


I genitori sono i primi educatori alla fede dei figli poiché chiedendo per loro il Battesimo, si sono impegnati ad educarli cristianamente. È in famiglia che si impara a conoscere Gesù, a vivere la bellezza della vita cristiana e ad amare, perché si vede e si sperimenta la bellezza dell’amore tra genitori e figli. 

Ma oggi la famiglia sa offrire un clima dove si respira aria cristiana? Purtroppo negli ultimi anni stiamo assistendo ad una crisi della trasmissione della fede in famiglia. Ci sono bambini che non sentono mai parlare di Gesù in casa, da mamma e papà, dai nonni, mancano quei “riti” che solitamente si apprendono da piccoli sulle ginocchia dei genitori e che vengono assimilati e ridonati lungo il corso della vita. 

Questa superficialità e questo disinteresse dei genitori nei confronti della fede, relega quindi il catechismo all’ultimo posto, poiché vengono privilegiate tante altre attività che riempiono la giornata dei bambini e, purtroppo senza la famiglia, viene a mancare una parte fondamentale ed essenziale di coloro che sono corresponsabili dell’educazione e della catechesi.

Per recuperare il proprio ruolo nella formazione dei figli, la famiglia cristiana proprio perché è chiesa domestica, deve essere coinvolta sempre più, pensando innanzitutto ad un cammino post battesimale di sostegno e accompagnamento delle giovani coppie, per proseguire quella relazione costruita in preparazione al Battesimo.

Importante è anche coinvolgere i genitori nel cammino di iniziazione cristiana, attraverso incontri con religiosi e catechisti, non per ripetere i soliti discorsi o comunicare la data dei sacramenti,  ma  per  instaurare un dialogo che porti i genitori a riscoprire loro stessi il meraviglioso messaggio di Gesù.

Incontri di riscoperta o approfondimento della fede e di esperienza di vita cristiana attraverso opportune forme di primo annuncio, di catechesi, ma anche con momenti informali per poter vivere gli ambienti parrocchiali come luoghi d’incontro e non solo come luoghi di prestazione di servizio.

Da questi incontri possono poi nascere legami di amicizia e un ritorno alla partecipazione alla vita della parrocchia, perché per molti genitori come spesso accade, riporsi il “problema della fede” dopo anni e anni di distrazione, potrebbe essere l’occasione per riprendere il loro bagaglio di esperienze e nozioni mai più toccate nella loro vita, appartenenti peraltro a persone che erano più giovani e immature. 

Inoltre avrebbero ora l’opportunità di scoprire una Chiesa più aperta e accogliente perché il loro allontanamento potrebbe essere stato causato da pregiudizi ed esperienze negative che hanno inquinato  la consapevolezza del proprio ruolo in fatto di fede e la fede stessa.

Accompagnare i genitori a recuperare il proprio ruolo quindi, è fondamentale perché li aiuta a riscoprire la propria fede o a maturare nella fede in vista della testimonianza ai propri figli per essere al tempo stesso chiesa domestica e fermento evangelizzatore della società.

Anche il metodo di fare catechismo deve rinnovarsi continuamente. I bambini hanno bisogno di gesti, simboli, racconti. Le riflessioni astratte non sono adatte ai bambini, ma si devono portare modelli concreti, esempi di Vangelo calato nella vita reale, si deve lavorare all’aggregazione sociale e alla creazione del gruppo, gruppo che emergerà all’interno della comunità cristiana grazie ad attività concrete. I bambini dovrebbero essere coinvolti anche nella partecipazione attiva alle sante messe attraverso il canto e la musica.

In quest’ottica appare fondamentale per tutti i catechisti, testimoniare il Vangelo con il loro stile di vita, l’accoglienza e con uno sguardo fraterno verso gli altri catechisti, le famiglie e l’intera comunità.

(Per le catechiste) Stella Goffi



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cap. VII - §§ 287 - 290
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